La filiera degli abiti usati
La filiera degli indumenti usati raccolti in Italia si sviluppa in varie fasi prima di arrivare all’utilizzatore finale dell’abito usato o all’industria del riciclo e del recupero.
In realtà, è corretto immaginare la filiera non come una catena lineare, ma come se fosse un albero, con tante radici e tanti rami, e in cui ogni ramo ha un peso diverso.
I sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti tessili non assorbono l’intera disponibilità di indumenti usati. I cittadini hanno infatti diverse alternative di conferimento, come le donazioni dirette ad enti caritatevoli, e i negozi dell’usato conto terzi.
Quando il reimpiego degli indumenti è frutto di canali alternativi alla raccolta differenziata del rifiuto tessile, esso è iscrivibile nella definizione di “riutilizzo”; quando invece il reimpiego riguarda ciò che viene conferito nei contenitori stradali come rifiuto si usa la definizione di “preparazione per il riutilizzo”. Oltre che preparati per il riutilizzo, i rifiuti tessili possono essere riciclati (utilizzando le loro fibre come materia prima seconda per nuovi prodotti tessili) o recuperati in altre forme (ad esempio producendo pezzame).
L’economia circolare non è soltanto una nuova modalità di produzione. Si tratta di una vera e propria filosofia che mira a recuperare oggetti scartati, ridurre lo spreco, restituire nuova vita a materiale inutilizzabile.
Da problema in opportunità
Per trasformare quello che già oggi è un enorme problema, legato al sistema di smaltimento di capi usati, in opportunità, bisogna migliorare la «tracciabilità» e il «processo» di selezione, smistamento e distribuzione, aggregando nella filiera, in modo sistematico e strutturato, gli operatori del terzo settore (gli unici che garantiscono una selezione adeguata dei capi) con Partner industriali che abbiano competenze specifiche nella logistica e gestione di materie prime seconde, con lo scopo di costruire dei «modelli sostenibili» di economia (e solidarietà) circolare, scalabili e replicabili che impongano un «codice di condotta».
L’evoluzione da BENEFIT a BENEFIT 2.0 è orientata a raggiungere questo scopo. Diventare un modello concreto di economia e solidarietà circolare, che coniughi terzo settore e mondo imprenditoriale.
Obiettivi di Benefit
- Benefit nasce come Progetto sperimentale dell’Associazione Gli Invisibili Onlus che, dopo quasi un decennio di attività, ha voluto consolidare e trasformare l’esperienza di BENEFIT (in quanto buona prassi) in un modello replicabile e scalabile di economia e solidarietà circolare, in linea con l’attuazione delle direttive europee 2018/851/Ue e 2018/852/Ue, affiancando le imprese del settore nel processo di cambiamento e transizione.
- Per questo nel 2022 i volontari “storici” dell’Associazione hanno dato vita a Benefit 2.0, costituita sotto forma di Cooperativa Sociale.
- Oggi BENEFIT 2.0 è un Hub di circa 1200 Mq in cui si effettua la raccolta, lo stoccaggio e lo smistamento, specializzato nella Filiera di capi usati destinati ad Enti del Terzo Settore con i quali si collabora costantemente in Networking, accrescendo enormemente le vie di sbocco dei capi da riciclo, raggiungendo un vastissimo numero di utenti grazie alla ampissima rete territoriale costruita negli anni.
- All’interno dell’Hub si trova anche Lo Store di abbigliamento gratuito, diviso in reparti, che occupa circa 200 Mq di esposizione.
- Accanto alla zona espositiva si trova la Sartoria San Ranieri, circa duecento metri quadrati di spazio dedicati esclusivamente al cucito in upcycling.